
Piera
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E’ preferibile coltivare i pelargoni in vasi di coccio, il cotto è un materiale poroso epermette la respirazione delle radici e facilita la prevenzione di danni derivanti da un eccesso di umidità. Certo i pelargoni possono vivere anche in vasi di plasticae in questo caso occorre avere un poco di cura per evitare i ristagni di acqua. Il vaso di plastica è consigliabile al momento dell’invasatura di una talea: le nuove radici che si formeranno trovando una superficie liscia , non si attaccano al vaso, come accadrebbe con un vaso di coccio, e così sarà più facile togliere la piantina dal vaso piccolo per rinvasarla in uno più grande. Se i vasiche avete non sono nuovi,assicuratevi che siano ben puliti, , per scongiurare eventuali malattie alla nuova pianta.
Per una buona crescita delle piante un altro elemento importante è il terriccio. Esistono in commercio dei terricci già preparati,èfondamentale controllare il pH, questo dovrà oscillare tra il 5,5 e 6,5, indispensabile è che si tratti di un terriccio ben drenante, preferibile se contiene il 15-20di pomice in granuli. Si può utilizzare anche della terra mescolata alla pomice o sabbia di fiume grossolana ese decidiamo di usare questo tipo di composto sarà necessario innaffiare con un preparato contenente un fungicida e un antibatterico.
Consiste nel piantare per la prima volta una talea un poco radicata, o una piccola pianta levata dalla terra, in un vaso. Per la talea, è consigliabile un vaso di plastica di 8-
A volte i terricci in commercio sono leggermente umidi e allora in questo caso dobbiamo fare attenzione al momento di pressare, per non rischiare di compattare troppo il terriccio che comprimerebbele tenere radici. In questo caso è consigliabile innaffiare il giorno dopo e comunque tutto dipende anche dalla stagione, alla fine dell’inverno l’acqua va usata con moderazione, in estate bisognerà somministrarla un po’ più generosamente. Si procederà con una cimatura apicale, questa operazione deve essere fatta con un coltellino affilato e pulito o con il pollice ed indice. La pianta va posta in una zona ombreggiata se il periodo è di forte luminosità, in un posto tiepido se il periodo è freddo. Dopo un po’ di tempo, si controllerà la consistenza delle radici, per decidere il rinvaso. Per il controllo si deve attendere che il terriccio sia asciutto e compatto per non rompere la zolla.
Poi si terrà il gambo tra l’indice e il medio e si girerà la pianta con la cima in giù.
Se la pianta non dovesse uscire si darà un leggero colpetto al vaso contro il bordo del tavolo da lavoro, in modo da facilitare l’uscita della zolla. A questo punto si potrà vedere lo stato delle radici, se queste sono bene evidenti e girano formando un vasetto compatto, è il momento di passare ad un vaso più grande. Se l’invaso verrà fatto nei mesi freddi il primo controllo avverrà dopo un mese, se invece verrà fatto nei mesi caldi il primo controllo avverrà dopo 20 giorni.
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Quando la pianta sarà rigogliosa occorrerà rinvasarla in un vaso più grande, è buona regola scegliere sempre vasi di due misure più grandi. Per i rinvasi è opportuno aspettare che il terriccio sia asciutto, sarà più facile uscire la pianta dal vaso. L’operazione va ripetuta sempre con lo stesso procedimento, fino ad arrivare alla grandezza definitiva del vaso. Anche nel caso in cui la pianta viene lasciata nello stesso vaso, si dovranno effettuare dei rinvasi periodici. Per questo si toglie la pianta dal vaso, si rompe una parte delle vecchie radici, si rimette la pianta nel suo stesso vaso e poi si versa il nuovo terriccio intorno alle radici. Quindi si passerà all’innaffiatura e si porrà il vaso in zona ombreggiata o tiepida a seconda della stagione.Per i vasi che superano i
Se occorrerà un effetto immediato basterà mettere diverse piante della stessa varietà nello stesso vaso, la crescita sarà uguale per tutte e dopo poco tempo sembrerà una sola grande pianta.
Ad esempio:
3 piante del vaso di 9cm in un vaso di 18cm;
3 piante del vaso di
Dopo un po’ di tempo si tratterranno come pianta singola e le rinvasature saranno quelle di una pianta grande.
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Uso della vitamina C
Nella nostra esperienza abbiamo ottenuto maggiori successi dall'immersione delle talee in soluzione di vitamina C. In farmacia potrai acquistare la vitamina C in polvere. Per ottenere una soluzione forte mescolare mezzo cucchiaino da the di polvere con la quantità di acqua che può essere contenuta in due portauovo. Una volta mescolato il tutto versare in una bottiglia scura. Utilizzare oggetti di plastica solo per mescolare: il cartellino di una vecchia pianta servirà allo scopo. Nel caso non sia possibile procurarsi la polvere di vitamina C, scioglierne una compressa effervescente in un po' d'acqua andrà più che bene. Un avvertimento riguardo alla polvere di vitamina C: essa viene anche utilizzata per “tagliare” la cocaina, pertanto non sorprendetevi se vi attirerete gli sguardi insospettiti dei farmacisti!!! Affermate onestamente che vi serve per immergervi i vostri gerani. Infine non coprite con sacchetti di plastica le vostre talee. Assicuratevi che le radici siano umide, anche se la pianta necessita di aria fresca ed asciutta e di piena luce. Buona fortuna. Ma vi avvertiamo: fare talee dà dipendenza!!!
Le fisiopatie sono le malattie di origine ambientale.
Fra i gerani l’edema è quella più diffusa. In questa condizione fisiologica si ha una comparsa di piccole pustole traslucide, che possono cicatrizzare e diventare di colore nocciola, sono localizzate sulla pagina inferiore della foglia soprattutto nelle aree attorno alle nervature e anche sui piccioli e sulle ramificazioni. Possono formarsi delle vesciche molto vicine che appaiono come lesioni di grandi dimensioni, le foglie possono ingiallire e cadere dalla pianta. La causa è da ricercare in innaffiature troppo abbondanti, terriccio che non asciuga sufficientemente, eccessive concimazioni azotate, ambiente molto umido e povero di luce, nasce soprattutto durante la dormienza invernale e quindi prosegue durante l'estate. Anche se l’edema non danneggia gravemente la salute delle piante queste assumono un aspetto sgradevole. La soluzione è quella di bagnare più frequentemente ma con quantità inferiore, sospendere le fertilizzazioni azotate per un mese per poi riprenderle gradualmente, porre i gerani in vaso con un drenaggio di palline di argilla alto 5cm. I danni causati da questa fisiopatia possono essere confusi con quelli causati dai tripidi.
Informazioni supplementari
Macchie senza pustole trasparenti, color ruggine come scabbia, è una fisiopatia conosciuta
come ‘’Il sughero’’. La causa è la stessa, troppa acqua. E’ comune nelle piante più vecchie che in inverno rimangono senza protezione, al freddo e sotto la pioggia. La soluzione è la stessa consigliata per l’edema.
La ruggine è una malattia fungina delle foglie di gerani zonali, causata dal fungo Puccinia pelargonii-zonalis, non attacca altre specie, nemmeno i Parigini.
Nasce in Africa australe, ma è diffusa in tutta la maggior parte del mondo, è giunta in Italia nel 1966. L'infezione interessa al 99% le foglie, raramente i piccioli, mai le radici e lo stelo.
La ruggine richiede condizioni di umidità per germinare ed infettare, la malattia è spesso più grave nei mesi più freddi ma può essere molto dannosa durante le estati umide. Le spore del fungo vengono sparse dal vento, dagli spruzzi d'acqua sulle foglie e attraverso i tagli. Purtroppo, la malattia può avere un lungo periodo di latenza, il fungo può essere presente nelle foglie per circa due settimane prima della comparsa dei sintomi e in questo tempo possono infettarsi altri pelargoni zonali. Sulla superficie superiore della foglia si formano macchie clorotiche di dimensioni di 5-8 mm, in corrispondenza di esse sulla pagina inferiore appaiono piccole pustole arancione intenso che rilasciano una polverina, spesso le spore della ruggine si riuniscono in anelli concentrici. Negli attacchi gravi, le spore possono anche apparire sulla superficie superiore delle foglie che ingialliscono e cadono, indebolendo la pianta.
L’infezione si contrasta tagliando ed eliminando le foglie colpite, evitando le bagnature serali per non permettere alle foglie di rimanere a lungo bagnate e facilitare la diffusione delle spore e irrorando prodotti a base di Poltiglia bordolese (sintomi iniziali) Bitertonol ( Baycor) Penconazolo ( Topas prodotto sistemico ).
Pustole sulla pagina inferiore
Macchie clorotiche sulla pagina superiore
Negli attacchi gravi le spore possono comparire anche sulla pagina su-
periore della foglia.
Macchie clorotiche (YL) piccole pustole (SL)
Cacyreus marshalli (Lycaenidae-Polyommatinae) lepidottero proveniente dal sud-est dell'Africa
E’ una farfallina color bronzo, il maschio ha sul bordo delle ali una picchiettatura bianca mentre la femmina è più variegata. La sua attività è diurna. Le uova bianche, rotonde e piatte vengono deposte sui boccioli, sui sepali, sui peduncoli e a volte anche sulle foglie dei pelargoni soprattutto zonali ed edera. Le larve dei bruchi verdognoli penetrano nel fusto della pianta iniziando dalle foglie o dall’apice vegetativo, dove scavano gallerie, il fusto viene svuotato fino alla maturità della larva che poi fuoriesce praticando un foro simile a quello del tarlo. La larva si nutre di teneri germogli, fino a formare la crisalide, appesa alle foglie, nasce la farfalla e il ciclo ricomincia (La durata media del ciclo completo è di 62 giorni a 20° C e 33 giorni a 30° C dunque 5 o 6 generazioni all'anno). Il lepidottero sopporta temperature anche basse e in inverno alle nostre latitudini rallenta solo l’operosità. La pianta comincia a deperire, perde i fiori e le foglie ingialliscono, la larva svuota i fusti che anneriscono portando la pianta alla morte. Sfortunatamente questo lepidottero non è ancora ben conosciuto e spesso l’attacco viene scambiato con quello di altri parassiti fitofagi o funghi patogeni (Il fusto annerito, può essere scambiato, per tracheomicosi) La cacyreus marshalli colpisce i pelargoni zonali e gli edera perché la larva ha bisogno di piante con fusto carnoso e succulento, per introdursi ed alimentarsi, più resistenti sono gli odorosi che hanno fusto legnoso.
Controllo
Poiché questo lepidottero non ha nemici naturali fino a qualche anno fa le piante venivano distrutte anche perché questo parassita è vettore di diffusione di batteri e funghi come la Xanthomonas c . pelargonii. Oggi il controllo può essere eseguito con metodi biologici basati su insetticidi naturali come l'olio di neem, questi per essere efficace deve essere irrorato frequentemente e il Bacillus thuringiensis. Il controllo chimico e preventivo è la soluzione più risolutiva e si basa sull’uso di insetticidi Neonicotinoidi (Imidacloprid ) Provado facile compresse, (Thiamethoxam) Actara e Axoris compresse che agiscono sul sistema nervoso degli insetti, impedendo il loro sviluppo e l’alimentazione, l’azione sistemica agisce su uova, bruchi e adulti.
Le foto che seguono vi aiuteranno a conoscere il nemico più pericoloso dei pelargoni.
Maschio
Femmina
Le uova sono disposte su sepali e brattee del geranio.
I vari stadi della larva
Pupa
La crisalide due giorni prima di mutarsi in farfalla
Ecco le foto che vi mostrano i danni sulla pianta.
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è un elemento importante per la formazione della clorofilla. I sintomi da carenza di ferro ( clorosi ferrica 86 )si sviluppano sulle foglie più giovani, quest’ultime presentano diffusi ingiallimenti fra le nervature che partono dalla base, in alcune specie di gerani si sviluppa dalle punte. Col tempo la clorosi si intensifica, anche gli steli appaiono clorotici, sulle foglie scompare la nervatura e dal giallo passa al bianco, le piante appaiono stentate e con ridotta fioritura. Nei terreni alcalini il ferro può essere abbondante ma non disponibile per le piante, si consigliano trattamenti fogliari con concimazioni con preparati contenente DTPA e trattamenti a livello radicale tramite fertirrigazione con preparati contenente EDDHA.
Manganese ( Mn )
ha un ruolo importante nella fotosintesi. Nella carenza di questo micronutriente le foglie più giovani sviluppano una clorosi simile ad una carenza di ferro, una rete di venature verde scuro su uno sfondo verde chiaro seguita da una punteggiatura necrotica sulle foglie vecchie e giovani. Negli stadi avanzati le parti verde chiaro diventano bianche e le foglie cadono. La fioritura è altamente inibita, la crescita dei germogli e delle radici è ridotta. Spesso i terreni neutri o alcalini mostrano sintomi da carenza di manganese mentre nei terreni altamente acidi la sua disponibilità si traduce in tossicità.
Boro (B )
E’ importante per la fioritura,l’impollinazione e l’assorbimento del calcio. I disturbi legati alla carenza del boro si sviluppano sui germogli, sulle foglie che appaiono spesse, arricciate, fragili e clorotiche. Le radici sono corte e sottili,quelle le primarie sviluppano punte spesse e gonfie, vicino a queste punte si sviluppano numerose radici secondarie, tutto l’apparato radicale sarà simile ad una scopa delle streghe.
Zinco ( Zn )
E’ essenziale per la crescita delle radici. La sua carenza colpisce la crescita delle piante, le foglie giovani sviluppano clorosi veniale a partire dalla base che si diffonde per tutto il tessuto fogliare fino a quando l’intera foglia diventa gialla. Una pigmentazione rosa-arancio si sviluppa nelle parti di foglia comprese tra le nervature. I fiori sono piccoli con petali leggermente colorati e a forma di cucchiaino. La carenza di zinco porta a carenza di ferro che causano sintomi simili.
Rame ( Cu )
è importante per la lignificazione. La sua carenza compromette lo sviluppo dei fiori che appaiono di dimensioni ridotte, i petali cominciano ad appassire a partire prima dal bordo. Le foglie giovani sono più piccole e di colore verde opaco, dopo aver perso lucentezza, la clorosi progredisce su tutta la foglia a partire dalla base verso i margini. Il rame può essere latente in terreni altamente organici, grandi quantità può causare tossicità.