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Channel: Gerani e Pelargoni, che passione
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La coltivazione dei pelargoni

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può avvenire in piena terra, laddove la temperatura invernale non scenda sotto i 3-4 gradi, però nella maggior parte delle nostre regioni le piante non resistono all’aperto e quindi vengono tenute in vaso, in modo da rendere agevole il ricovero invernale. I vasi migliori sono sempre quelli tradizionali in terracotta, materiale che traspira, non mantiene troppo l’umidità e al tempo stesso protegge le radici dagli sbalzi di temperatura. Il terriccio deve essere costituito da quattro parti di terra (buona terra da giardino o terriccio specifico per gerani, leggermente acido, cioè con un ph tra il 5,5 e il 6,5) una parte di sabbia grossolana per garantire il drenaggio e una parte di torba (nel terriccio specifico per gerani è in genere già contenuta). I terricci troppo torbosi, come molti di quelli in commercio, non trattengono sufficientemente le sostanze nutritive e se si lasciano asciugare troppo è poi difficile riuscire ad inumidirli di nuovo.

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Innaffiature

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una caratteristica che accomuna tutti i pelargoni è quella di essere sensibili all’acqua. Non ne vogliono molta, ne richiedono 180-200ml per un vaso di 15-16 cm, soffrono di più per la troppa acqua che per una sua mancanza, le innaffiature vanno eseguite quando il terriccio è asciutto, mai dare acqua sul terriccio bagnato e mai lasciare acqua a ristagnare nel sottovaso perché la pianta continua ad immagazzinare acqua e finisce per marcire. Le varietà con foglia variegata sono le prime a deperire, perché più sensibili delle altre agli eccessi di umidità. Bisogna lasciare asciugare il terreno prima di bagnare di nuovo. In estate per aiutare le piante a superare il gran caldo è consigliabile ridurre le innaffiature e occorre innaffiare al mattino molto presto, o meglio, se si può, all’imbrunire. Se si innaffiasse nelle ore più calde le piante si lesserebbero e le foglie bagnate brucerebbero. In inverno occorre comportarsi esattamente all’opposto, l’acqua si dà nelle ore di mezzogiorno. E’ consigliabile usare un innaffiatoio a becco lungo.

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Concimazioni

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Bisogna ricordare che i pelargoni sono originari del Sudafrica, ma che per la quasi totalità provengono da zone dove la terra è piuttosto arida, questo ci fa ritenere che in realtà i pelargoni non abbiano necessità di grandi quantità di fertilizzante, in quanto assai frugali. I tre componenti presenti nei fertilizzanti sono l’azoto (N) il fosforo (P) e il potassio (K) con un numero che si riferisce al titolo e sempre nello stesso ordine. A volte è segnato un quarto numero preceduto dal segno + il quale si riferisce ai microelementi necessari alla buona crescita della pianta (magnesio, calcio, zinco, rame, ferro, manganese, zolfo).
Una buona composizione per i gerani è NPK 10-12-18. L’azoto sviluppa soprattutto il fogliame, troppo azoto fa crescere molto rigogliosa la pianta a scapito della fioritura: concimi troppo azotati sia chimici che , tra quelli naturali, lo stallatico o i lupini brillati a lunga cessione non sono quindi consigliati per i gerani, se non alla fine dell’inverno per ridare vigore alle piante. Il fosforo sviluppa invece le radici, i fiori e i frutti, il potassio dato costantemente garantisce prolungate fioriture.
Un buon fertilizzante, che dà ottimi risultati con quasi tutti i pelargoni, è il concime per pomodori, in particolar modo al momento della fioritura. I fertilizzanti liquidi andranno somministrati ogni cinque annaffiature riducendo le dosi. Durante il periodo più caldo dell’estate e quello più freddo è bene evitare fertilizzanti. Se si usa fertilizzante in granuli andrà cosparso sul terriccio evitando il gambo della pianta, per evitare bruciature allo stesso.
E’ bene ricordare che non si deve concimare la pianta invasata per la prima volta, ma si deve aspettare almeno due settimane.
Bisogna andarci cauti con le concimazioni perchè quando esse sono abbondanti le piante presentano gli stessi sintomi di una pianta poco concimata.
. Le concimazioni dei gerani edera devono essere ben bilanciate e senza eccesso di potassio perché produrrebbe foglie ingiallite o arrossate. Fanno eccezione le piante con foglie variopinte, il potassio dona alle foglie una colorazione vivace.
I gerani imperiali vogliono una concimazione ad alto titolo di potassio per sostenere una fioritura abbondante e lussureggiante. A volte però un titolo di potassio molto alto può indurre una carenza di magnesio che porta un colorito molto chiaro delle foglie.
Per le concimazioni dei gerani a foglia profumata è opportuno adoperare dosi leggermente inferiori per evitare che crescano piante troppo tenere o filate.
Concimazioni ad alto titolo di potassio da somministrare fin dall’inizio della primavera per i pelargoni Unique.

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Potatura

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I gerani non necessitano di una vera e propria potatura, ma piuttosto di una ripulitura e rimessa in forma dopo il riposo invernale, non si toccano invece gli imperiali che altrimenti perderebbero la loro unica fioritura. Il periodo migliore per le potature è alla fine dell’inverno, al primo tepore primaverile si tagliano i rami stenti o malati e si riporta la pianta alla forma voluta. E’ bene sapere che quando si pota un ramo, nei punti del taglio affluiscono gli ormoni e quindi la potatura è per la pianta un invito a vegetare. Quindi non si deve mettere mano alle cesoie in prossimità della stagione fredda, perché la nuova vegetazione che verrebbe stimolata con il taglio non avrebbe buone possibilità di crescita.

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Cimatura apicale

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Questa operazione consiste nell’eliminare manualmente il germoglio dell’apice vegetativo, va fatta in tutto il periodo vegetativo, primavera ed estate. Eliminando una piccola porzione apicale si ottiene dopo qualche tempo la formazione di tanti piccoli rametti laterali, così si evita che le piante restino con pochi lunghi rami, qualche foglia e un fiore in cima.
Attenzione agli imperiali: con gli Imperiali si deve fare attenzione a non eseguire potature o cimature dopo l’inverno, come si fa con gli altri pelargoni per infoltirne la chioma e ottenere più fiori: al contrario, con questi pelargoni si rischierebbe di eliminare le gemme pronte per l’unica fioritura primaverile; eventuali tagli possono essere fatti in luglio, in modo da stimolare la nascita di getti laterali.


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Coltivazione in piena terra.

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I pelargoni vanno coltivati in piena terra ove è possibile e a condizione che non ci siano ristagni di acqua. Se scegliamo un’aiuola che non abbia un terreno con drenaggio sufficiente sarà opportuno fare uno scavo di 50-60 cm e unire alla terra abbondante pomice in granelli, altrimenti buona sabbia di fiume previa disinfestazione con un preparato a base di fungicida e antibatterico. Oltre a ciò occorre mettere un po’ di letame maturo in fondo alla buca e poi ricoprire con terriccio.

Interreremo i pelargoni prestando attenzione a non interrarli troppo, il colletto della pianta va lasciato leggermente fuori dalla terra, le innaffiature faranno abbassare le piante. Se volete preparare un’aiuola con pelargoni zonali in un metro quadrato si possono mettere circa 6 piante.

Se volete allestire una bordatura mettete uno zonale ogni 30cm, per una bordatura di grande interesse poneteli sempre a 30cm ma su due file, in maniera che si formi uno zig-zag.

Se optate per i macrantha aumentate la distanza a 40 cm.

I pelargoni vanno coltivati in piena terra ove è possibile e a condizione che non ci siano ristagni di acqua. Se scegliamo un’aiuola che non abbia un terreno con drenaggio sufficiente sarà opportuno fare uno scavo di 50-60 cm e unire alla terra abbondante pomice in granelli, altrimenti buona sabbia di fiume previa disinfestazione con un preparato a base di fungicida e antibatterico. Oltre a ciò occorre mettere un po’ di letame maturo in fondo alla buca e poi ricoprire con terriccio.

Interreremo i pelargoni prestando attenzione a non interrarli troppo, il colletto della pianta va lasciato leggermente fuori dalla terra, le innaffiature faranno abbassare le piante. Se volete preparare un’aiuola con pelargoni zonali in un metro quadrato si possono mettere circa 6 piante.

Se volete allestire una bordatura mettete uno zonale ogni 30cm, per una bordatura di grande interesse poneteli sempre a 30cm ma su due file, in maniera che si formi uno zig-zag.

Se optate per i macrantha aumentate la distanza a 40 cm.

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Coltivazione in vaso

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E’ preferibile coltivare i pelargoni in vasi di coccio, il cotto è un materiale poroso epermette la respirazione delle radici e facilita la prevenzione di danni derivanti da un eccesso di umidità. Certo i pelargoni possono vivere anche in vasi di plasticae in questo caso occorre avere un poco di cura per evitare i ristagni di acqua. Il vaso di plastica è consigliabile al momento dell’invasatura di una talea: le nuove radici che si formeranno trovando una superficie liscia , non si attaccano al vaso, come accadrebbe con un vaso di coccio, e così sarà più facile togliere la piantina dal vaso piccolo per rinvasarla in uno più grande. Se i vasiche avete non sono nuovi,assicuratevi che siano ben puliti, , per scongiurare eventuali malattie alla nuova pianta.

Per una buona crescita delle piante un altro elemento importante è il terriccio. Esistono in commercio dei terricci già preparati,èfondamentale controllare il pH, questo dovrà oscillare tra il 5,5 e 6,5, indispensabile è che si tratti di un terriccio ben drenante, preferibile se contiene il 15-20di pomice in granuli. Si può utilizzare anche della terra mescolata alla pomice o sabbia di fiume grossolana ese decidiamo di usare questo tipo di composto sarà necessario innaffiare con un preparato contenente un fungicida e un antibatterico.


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L'Invasatura

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Consiste nel piantare per la prima volta una talea un poco radicata, o una piccola pianta levata dalla terra, in un vaso. Per la talea, è consigliabile un vaso di plastica di 8-9 cm. L’invasatura deve essere fatta con attenzione, si fa cadere un po’ di terriccio sul fondo del vasetto, poi con due dita si tiene quasi sospesa la talea nel mezzo del vaso, prestando attenzione all’altezza; il colletto della piantina alla fine dovrà essere leggermente più alto rispetto al piano di terra., questo perché dopo l’innaffiatura la pianta scende un po’ venendosi a trovare alla giusta altezza. Con l’altra mano si versa il terriccio intorno alla pianta in modo da riempire il vaso e infine si effettua una leggera pressione perché la pianta sia ferma, si procederà alla prima innaffiatura con un innaffiatoio.

A volte i terricci in commercio sono leggermente umidi e allora in questo caso dobbiamo fare attenzione al momento di pressare, per non rischiare di compattare troppo il terriccio che comprimerebbele tenere radici. In questo caso è consigliabile innaffiare il giorno dopo e comunque tutto dipende anche dalla stagione, alla fine dell’inverno l’acqua va usata con moderazione, in estate bisognerà somministrarla un po’ più generosamente. Si procederà con una cimatura apicale, questa operazione deve essere fatta con un coltellino affilato e pulito o con il pollice ed indice. La pianta va posta in una zona ombreggiata se il periodo è di forte luminosità, in un posto tiepido se il periodo è freddo. Dopo un po’ di tempo, si controllerà la consistenza delle radici, per decidere il rinvaso. Per il controllo si deve attendere che il terriccio sia asciutto e compatto per non rompere la zolla.

Poi si terrà il gambo tra l’indice e il medio e si girerà la pianta con la cima in giù.

Se la pianta non dovesse uscire si darà un leggero colpetto al vaso contro il bordo del tavolo da lavoro, in modo da facilitare l’uscita della zolla. A questo punto si potrà vedere lo stato delle radici, se queste sono bene evidenti e girano formando un vasetto compatto, è il momento di passare ad un vaso più grande. Se l’invaso verrà fatto nei mesi freddi il primo controllo avverrà dopo un mese, se invece verrà fatto nei mesi caldi il primo controllo avverrà dopo 20 giorni.


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Rinvaso

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Quando la pianta sarà rigogliosa occorrerà rinvasarla in un vaso più grande, è buona regola scegliere sempre vasi di due misure più grandi. Per i rinvasi è opportuno aspettare che il terriccio sia asciutto, sarà più facile uscire la pianta dal vaso. L’operazione va ripetuta sempre con lo stesso procedimento, fino ad arrivare alla grandezza definitiva del vaso. Anche nel caso in cui la pianta viene lasciata nello stesso vaso, si dovranno effettuare dei rinvasi periodici. Per questo si toglie la pianta dal vaso, si rompe una parte delle vecchie radici, si rimette la pianta nel suo stesso vaso e poi si versa il nuovo terriccio intorno alle radici. Quindi si passerà all’innaffiatura e si porrà il vaso in zona ombreggiata o tiepida a seconda della stagione.Per i vasi che superano i 30 cm di diametro si potrà togliere con una paletta tento vecchio terriccio quanto sarà possibile, senza rovinare la pianta, in seguito si verserà del terriccio nuovo a riempimento delle buche. Una buona sequenza per piante di pelargoni zonali, a foglia profumata e regali sarà la seguente: partendo da un vaso di 9 cm di diametro si passerà a 12 , quindi al 18, al 26, al 32, al 45.

Se occorrerà un effetto immediato basterà mettere diverse piante della stessa varietà nello stesso vaso, la crescita sarà uguale per tutte e dopo poco tempo sembrerà una sola grande pianta.

Ad esempio:

3 piante del vaso di 9cm in un vaso di 18cm;

3 piante del vaso di 12 cm in un vaso di 26cm.

Dopo un po’ di tempo si tratterranno come pianta singola e le rinvasature saranno quelle di una pianta grande.


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Talea di pelargonio

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Oggi spiego passo passo come fare una talea di geranio o pelargonio, il momento migliore è la primavera o l'autunno.



Puliamo la superficie di lavoro, i vasi e muniamoci di un coltello sterile.



Da una pianta madre con un taglio netto si prende l'apice di un ramo lungo circa 10-15 cm, tagliate fiori, boccioli e così anche le foglie in basso



Se ne devono lasciare solo due-tre in cima.



Interrare la talea per 4-5 cm in modo che uno dei due nodi interfogliari restino sotto terra, premere leggermente il terriccio e innaffiare abbondantemente, poi bagnare ogni tanto fino a radicazione avvenuta, i vasetti devono essere piccoli, vanno bene anche quelli degli yogurt, basta fare i fori sotto e vanno tenuti all'ombra. Di solito non ci mettono molto a radicare, l'ormone radicante è consigliato per i pelargoni nani o in miniatura, gli altri radicano facilmente.

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Talea di pelargonio (Metodo inglese)

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Uso della vitamina C

Nella nostra esperienza abbiamo ottenuto maggiori successi dall'immersione delle talee in soluzione di vitamina C. In farmacia potrai acquistare la vitamina C in polvere. Per ottenere una soluzione forte mescolare mezzo cucchiaino da the di polvere con la quantità di acqua che può essere contenuta in due portauovo. Una volta mescolato il tutto versare in una bottiglia scura. Utilizzare oggetti di plastica solo per mescolare: il cartellino di una vecchia pianta servirà allo scopo. Nel caso non sia possibile procurarsi la polvere di vitamina C, scioglierne una compressa effervescente in un po' d'acqua andrà più che bene. Un avvertimento riguardo alla polvere di vitamina C: essa viene anche utilizzata per “tagliare” la cocaina, pertanto non sorprendetevi se vi attirerete gli sguardi insospettiti dei farmacisti!!! Affermate onestamente che vi serve per immergervi i vostri gerani. Infine non coprite con sacchetti di plastica le vostre talee. Assicuratevi che le radici siano umide, anche se la pianta necessita di aria fresca ed asciutta e di piena luce. Buona fortuna. Ma vi avvertiamo: fare taleedipendenza!!!


1)ora è il momento di tagliare il tuo geranio. Questo arresterà la crescita della pianta in altezza ed incoraggerà lo sviluppo dal basso rendendone l'aspetto più cespuglioso.


2)prendendo una cesoia recidere sopra il nodo (punto di congiungimento di gemme fogliari). Questo permetterà alla pianta di cicatrizzare rapidamente.


3)per rifinire la parte recisa tagliare esattamente al di sotto del primo nodo. Rimuovere le foglie più basse, le gemme e ripulire da tutte le stipole (che sono i frammenti deteriorati dalla crescita).


4)Pronti per piantare! Immergere le talee in soluzione di vitamina C e quindi piantarle in terriccio generico umido. Collocare in posizione calda e ben soleggiata.(Per il nostro clima è consigliata la posizione in ombra.)

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Propaggine

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Si ottiene fissando al terreno, con un ferro piegato ad U, un ramo di geranio privato di alcune foglie(figura 1 e 2), lasciandolo attaccato alla pianta e coprendolo leggermente di fine terriccio
laddove tocca il suolo. Dopo circa un mese dai nodi interfogliari interrati spuntano le prime
radici (figura 3) e si può recidere il ramo dalla pianta madre (figura4) e invasarlo a parte in terriccio misto a sabbia. Questo metodo, applicabile naturalmente solo alle piante piantate in terra o con lunghi rami flessibili come gli Edera, ha il vantaggio di poter radicare rami di dimensioni maggiori rispetto alle normali talee.

Marciume del colletto (Pythium spp.)

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Una causa delle malattie fungine è sicuramente la troppa umidità insieme alla mancata ventilazione. I funghi si riproducono per mezzo di spore che si propagano con grande facilità. La prima cosa che dovremo fare è rimuovere le cause della troppa umidità, tenere ben pulite le piante, rimuovendo foglie e fiori morti.
Questa malattia attacca quasi esclusivamente talee o piante molto giovani, è dovuta al fungo Pythium, la causa va ricercata nell’eccesso di acqua, per la temperatura del terriccio troppo bassa, per umidità eccessiva o per ristagni di acqua. I sintomi della malattia si manifestano con una fascia nera alla base del gambo, con necrosi e marciumi molli di colore nero brillante sul colletto della pianta, mentre le radici marciscono e tendono a sfilarsi.
Occorre fare prevenzione utilizzando substrati ben drenanti e controllare le irrigazioni ed intervenire con Propamocarb.

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Riposo invernale

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Al di sotto dei 10 gradi la crescita dei gerani comincia a rallentare, ma è sotto i 2-3 gradi che cominciano a soffrire. Nelle regioni dove le temperature scendono oltre questa soglia, o si valutano i gerani come piante annuali o si prevede il ricovero in serra o in un luogo riparato e luminoso, dove la temperatura si mantenga intorno ai 5-6 gradi. Il termosifone è nocivo, perché toglie umidità all’aria e dunque le piante in casa possono essere riparate solo in verande, scale, cantine con finestre. Non avendo come ripararli, si possono spostare i vasi contro un muro esposto a sud e coprirli con un tessuto apposito (TNT) che lascia respirare le piante e filtrare la luce. E’ consigliabile innaffiare poco e sporadicamente o gerani, poiché sono in una fase di semi-riposo forzato e necessitano solo di un po’ di umidità. La luce è importante in mancanza di essa o gerani producono rami lunghi e pallidi (filano) e in primavera dovranno essere potati.
I gerani odorosi sono un po’ più vigorosi degli altri alle basse temperature e se colpiti dal gelo, spesso riescono a ributtare dalla base legnosa. Perciò, se non sappiamo come ricoverarli o il freddo è particolarmente forte, si può coprire la base della pianta con una pacciamatura di paglia o stracci.

Edera














Zonale
Il geranio in cantina.
Gli zonali e gli edera riescono a trascorrere la stagione fredda in situazioni difficili, come garage o cantine quasi buie. Al sopraggiungere dell’inverno si lasciano asciugare le piante, si svasano e si avvolgono le radici in fogli di giornale o sfagno leggermente umidi, si ripongono in un posto non troppo asciutto, dove la temperatura non va al di sotto dei 3-4 gradi, lasciandoli così fino a febbraio, senza mai bagnarli. Riprenderanno lo sviluppo vegetativo quando verranno rinvasati con terriccio buono , potati, innaffiati e riportati al sole. In un secondo tempo, dopo la prima ripresa penseremo a concimarli.

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Comunicazione

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Salve, sto lavorando all' interfaccia grafica del sito quindi c'è ancora un pò di disordine. Ho ripristinato l'opzione commenti che prima dava problemi, quindi adesso è possibile commentare i mie post. Per qualsiasi tipo di informazione, se avete bisogno di consigli, potete scrivermi, ho lasciato la possibilità di commentare anche ai non iscritti a BlogSpot.
Buona giornata
Piera

La Xanthomonas campestris pv. pelargonii

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Questa malattia si sviluppa in ambienti caldi e umidi e si diffonde tramite materiale infetto e schizzi di acqua. Sulle foglie osserviamo ingiallimenti ed imbrunimenti di forma triangolare, con la punta del triangolo rivolta verso l’interno della foglia, partendo dal margine. Questi ingiallimenti ed imbrunimenti possono far confondere la Xantomas con la Botrytis. Un altro sintomo può essere un ripiegamento verso il basso ad ombrello, quest'ultimo si osserva preferibilmente sulle foglie più vecchie e può essere confuso con la mancanza di acqua ed un temporaneo appassimento. Ancora altri sintomi possono essere piccole macchie rotonde di colore marrone scuro per colpa dei batteri trasportati di foglia in foglia da schizzi di acqua o da pioggia. Il fusto presenta nella zona vicina al colletto un'area bruna marrone. La Xanthomonas campestris pv. pelargonii può infettare gerani zonali (Pelargonium x hortorum), gerani imperiali (Pelargonium domesticum) , geranio (Geranium sanguineum) gerani edera (Pelargonium peltatum). Questo ultimo è molto sensibile alla malattia batterica e sviluppa sintomi simili ad una deficienza nutrizionale o ad un attacco di acari. Negli stadi più avanzati della malattia si ha la morte della pianta. Si consiglia di eliminare le piante infette e somministrare prodotti a base di rame al 2-3% settimanalmente, evitare irrigazioni per aspersione.

Qui di seguito posto le foto così da poter riconoscere meglio la malattia.













Ingiallimenti

Imbrunimenti

sulle foglie più vecchie.


come ho già scritto nell'articolo è facile confondere la Xanthomonas con la Botrytis

Xanthomonas

Botrytis


Geranio edera (Pelargonium peltatum).
Questo ultimo è molto sensibile alla malattia batterica e sviluppa sintomi simili ad una deficienza nutrizionale o ad un attacco di acari.



Ancora altri sintomi possono essere piccole macchie rotonde di colore marrone scuro per colpa dei batteri trasportati di foglia in foglia da schizzi di acqua o da pioggia.


Xanthomonas hederae
pv. pelargonii (formerly X. campestris pv.
Pelargonii)

Xanthomonas hederae
pv. pelargonii (formerly X. campestris pv.
Pelargonii)

Xanthomonas hederae
pv. pelargonii (formerly X. campestris pv.
Pelargonii)


Xanthomonas hederae
pv. pelargonii (formerly X. campestris pv. Pelargonii)


Xanthomonas
hortorum pv. pelargonii

Clorosi e necrosi su una foglia di geranio
edera infettato da Xanthomonas hortorum pv. pelargonii.

Piera

L'Edema

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Le fisiopatie sono le malattie di origine ambientale.

 

Fra i gerani l’edema è quella più diffusa. In questa condizione fisiologica si ha una comparsa di piccole pustole traslucide, che possono cicatrizzare e diventare di colore nocciola, sono localizzate sulla pagina inferiore della foglia soprattutto nelle aree attorno alle nervature e anche sui piccioli e sulle ramificazioni.  Possono formarsi delle vesciche molto vicine che appaiono come lesioni di grandi dimensioni, le foglie possono ingiallire e cadere dalla pianta. La causa è da ricercare in innaffiature troppo abbondanti,   terriccio che non asciuga sufficientemente, eccessive concimazioni azotate, ambiente molto umido e povero di luce, nasce soprattutto durante la dormienza invernale e quindi prosegue durante l'estate. Anche se l’edema non danneggia gravemente la salute delle piante queste assumono un aspetto sgradevole. La soluzione è quella di bagnare più frequentemente ma con quantità inferiore, sospendere le fertilizzazioni azotate per un mese per poi riprenderle gradualmente, porre i gerani in vaso con un drenaggio di palline di argilla alto 5cm. I danni causati da questa fisiopatia  possono essere confusi con quelli causati dai tripidi.

 

Informazioni supplementari

Macchie senza pustole trasparenti, color ruggine come scabbia, è una fisiopatia conosciuta
come ‘’Il sughero’’. La causa è la stessa, troppa acqua. E’ comune nelle piante più vecchie che in inverno rimangono senza protezione, al freddo e sotto la pioggia. La soluzione è la stessa consigliata per l’edema.

 

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Ruggine ( Puccinia pelargonii zonalis )

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La ruggine è una malattia fungina delle foglie di gerani zonali, causata dal fungo Puccinia pelargonii-zonalis, non attacca altre specie,  nemmeno i Parigini.
Nasce in Africa australe, ma è  diffusa in tutta la maggior parte del mondo, è giunta in Italia nel 1966. L'infezione interessa al 99% le foglie, raramente i piccioli, mai le radici e lo stelo.
La ruggine richiede condizioni di umidità per germinare ed infettare, la malattia è spesso più grave nei mesi più freddi ma può essere molto dannosa durante le estati umide. Le spore del fungo vengono sparse dal vento, dagli spruzzi d'acqua sulle foglie e attraverso i tagli. Purtroppo,  la malattia può avere un lungo periodo di latenza, il fungo può essere presente nelle foglie per circa due settimane prima della comparsa dei sintomi e in questo tempo possono infettarsi altri pelargoni zonali. Sulla superficie superiore della foglia si formano macchie clorotiche di dimensioni di 5-8 mm, in corrispondenza di esse sulla pagina inferiore appaiono piccole pustole arancione intenso che rilasciano una polverina, spesso le spore della ruggine si riuniscono in anelli concentrici. Negli attacchi gravi, le spore possono anche apparire sulla superficie superiore delle foglie che ingialliscono e cadono, indebolendo la pianta.
L’infezione si contrasta  tagliando ed eliminando le foglie colpite, evitando le bagnature serali per non permettere alle foglie di rimanere a lungo bagnate e facilitare la diffusione delle spore e irrorando prodotti a base di Poltiglia bordolese (sintomi iniziali) Bitertonol ( Baycor) Penconazolo ( Topas prodotto sistemico ).

 

Pustole sulla pagina inferiore

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Macchie clorotiche sulla pagina superiore

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Negli attacchi gravi le spore possono comparire anche sulla pagina su-

periore della foglia.

Macchie clorotiche (YL) piccole pustole (SL)

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Cacyreus marshalli

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Cacyreus marshalli (Lycaenidae-Polyommatinae) lepidottero proveniente dal sud-est dell'Africa

E’ una farfallina color bronzo, il maschio ha sul bordo delle ali una picchiettatura bianca mentre la femmina è più variegata. La sua attività è diurna. Le uova bianche, rotonde e piatte vengono deposte sui boccioli, sui sepali, sui peduncoli e a volte anche sulle foglie dei pelargoni soprattutto zonali ed edera. Le larve dei bruchi verdognoli penetrano nel fusto della pianta iniziando dalle foglie o dall’apice vegetativo, dove scavano gallerie, il fusto viene svuotato fino alla maturità della larva che poi fuoriesce praticando un foro simile a quello del tarlo. La larva si nutre di teneri germogli, fino a formare la crisalide, appesa alle foglie, nasce la farfalla e il ciclo ricomincia (La durata media del ciclo completo è di 62 giorni a 20° C e 33 giorni a 30° C dunque 5 o 6 generazioni all'anno). Il lepidottero sopporta temperature anche basse e in inverno alle nostre latitudini rallenta solo l’operosità. La pianta comincia a deperire, perde i fiori e le foglie ingialliscono, la larva svuota i fusti che anneriscono portando la pianta alla morte. Sfortunatamente questo lepidottero non è ancora ben conosciuto e spesso l’attacco viene scambiato con quello di altri parassiti fitofagi o funghi patogeni (Il fusto annerito, può essere scambiato, per tracheomicosi) La cacyreus marshalli colpisce i pelargoni zonali e gli edera perché la larva ha bisogno di piante con fusto carnoso e succulento, per introdursi ed alimentarsi, più resistenti sono gli odorosi che hanno fusto legnoso.

Controllo
Poiché questo lepidottero non ha nemici naturali fino a qualche anno fa le piante venivano distrutte anche perché questo parassita è vettore di diffusione di batteri e funghi come la Xanthomonas c . pelargonii. Oggi il controllo può essere eseguito con metodi biologici basati su insetticidi naturali come l'olio di neem, questi per essere efficace deve essere irrorato frequentemente e il Bacillus thuringiensis. Il controllo chimico e preventivo è la soluzione più risolutiva e si basa sull’uso di insetticidi Neonicotinoidi (Imidacloprid ) Provado facile compresse, (Thiamethoxam) Actara e Axoris compresse che agiscono sul sistema nervoso degli insetti, impedendo il loro sviluppo e l’alimentazione, l’azione sistemica agisce su uova, bruchi e adulti.

Le foto che seguono vi aiuteranno a conoscere il nemico più pericoloso dei pelargoni.

Maschio

maschio

Femmina

femmina

Le uova sono disposte su sepali e brattee del geranio.

uovadilepidotteri

uovasuboccioli

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I vari stadi della larva

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stadio3

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Pupa

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La crisalide due giorni prima di mutarsi in farfalla

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Ecco le foto che vi mostrano i danni sulla pianta.

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Piera

 

 

Carenze nutrizionali nei gerani ( Micronutrienti )

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Ferro ( Fe )

è un elemento importante per la formazione della clorofilla. I sintomi da carenza di ferro ( clorosi ferrica 86 )si sviluppano sulle foglie più giovani, quest’ultime presentano diffusi ingiallimenti fra le nervature che partono dalla base, in alcune specie di gerani si sviluppa dalle punte. Col tempo la clorosi si intensifica, anche gli steli appaiono clorotici, sulle foglie scompare la nervatura e dal giallo passa al bianco, le piante appaiono stentate e con ridotta fioritura. Nei terreni alcalini il ferro può essere abbondante ma non disponibile per le piante, si consigliano trattamenti fogliari con concimazioni con preparati contenente DTPA e trattamenti a livello radicale tramite fertirrigazione con preparati contenente EDDHA.

Foto8 carenza di ferro

Manganese ( Mn )

ha un ruolo importante nella fotosintesi. Nella carenza di questo micronutriente le foglie più giovani sviluppano una clorosi simile ad una carenza di ferro, una rete di venature verde scuro su uno sfondo verde chiaro seguita da una punteggiatura necrotica sulle foglie vecchie e giovani. Negli stadi avanzati le parti verde chiaro diventano bianche e le foglie cadono. La fioritura è altamente inibita, la crescita dei germogli e delle radici è ridotta. Spesso i terreni neutri o alcalini mostrano sintomi da carenza di manganese mentre nei terreni altamente acidi la sua disponibilità si traduce in tossicità.

Foto 10 carenza di manganese.

Boro (B )

E’ importante per la fioritura,l’impollinazione e l’assorbimento del calcio. I disturbi legati alla carenza del boro si sviluppano sui germogli, sulle foglie che appaiono spesse, arricciate, fragili e clorotiche. Le radici sono corte e sottili,quelle le primarie sviluppano punte spesse e gonfie, vicino a queste punte si sviluppano numerose radici secondarie, tutto l’apparato radicale sarà simile ad una scopa delle streghe.












foto18 carenza di boro

Zinco ( Zn )

E’ essenziale per la crescita delle radici. La sua carenza colpisce la crescita delle piante, le foglie giovani sviluppano clorosi veniale a partire dalla base che si diffonde per tutto il tessuto fogliare fino a quando l’intera foglia diventa gialla. Una pigmentazione rosa-arancio si sviluppa nelle parti di foglia comprese tra le nervature. I fiori sono piccoli con petali leggermente colorati e a forma di cucchiaino. La carenza di zinco porta a carenza di ferro che causano sintomi simili.

foto14 carenza di zinco

foto15 carenza di zinco

foto16 carenza di zinco

Rame ( Cu )

è importante per la lignificazione. La sua carenza compromette lo sviluppo dei fiori che appaiono di dimensioni ridotte, i petali cominciano ad appassire a partire prima dal bordo. Le foglie giovani sono più piccole e di colore verde opaco, dopo aver perso lucentezza, la clorosi progredisce su tutta la foglia a partire dalla base verso i margini. Il rame può essere latente in terreni altamente organici, grandi quantità può causare tossicità.

Foto11 carenza di rame

foto12 carenza di rame

foto13 carenza di rame

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